domenica 4 ottobre 2009

Adios Negra...


Tu voz funda, Tu mirada firme, Tu amor a la vida, me han ensenado como ver al mundo de otra forma. Gracias....

venerdì 21 agosto 2009

GRECIA

Il discorso compiuto non fa parte della (mia) Grecia, ecco il mio labirinto di parole

KIMOLOS I

Il mulino ha perso le sue pale

Il meltemi soffia senza lavoro

Se anch’io riuscissi a perdere

Il mito che avvolge la volontà

I gesti non vorrebbero sforzo.

KIMOLOS II

Su nel cielo

Nella terra

Appoggiate al tempo

Conficcati nel mare

Bolle di luci antiche

Pezzi secchi di roccia

Onde d’aria

Mari crespi

Scivolano dall’alto

Spingono dal basso

Ed è superficie

Placida violenta ferma,

Rotea

Attorno un asino solo

Un solo asino cerchiato di bianco

Lui padrone

Lui servo

Io nulla.


DIALOGHI A KIMOLOS

Mulo

Ma dove vuoi andare?

Disse muto il mulo.

Non risposi

Tristezza più profonda di lui

Portavo in pancia.


Ekklesia

Era una chiesa

Pietra in pietra

Troppe teste barbare

Balbettavano flash

Decise di chiuderci gli occhi.


Girasole

Il girasole

Si alza il mattino

Rimprovera la sera

Chi vuol essere più

Alto di lui

Cafè

Occhi lunghi

Rughe gentili

Mani vicine

La madre di tutti i marinai

Dell’agorà


Bus

L’autista parla

Le sue parole,

Io chiedo le mie, ma

Non tutto si chiede

Apro gli occhi:

Da molto non vivevo

L’esoterico.



META’ TA’ FISICA’

Archè

Se ti guardo dritto negli occhi

Non riesco a vederti

Parlami,

Non ti sento

Cercami nel sogno,

Ti dimentico

Tremo della tua presenza,

Se non hai nome

Mi possiedi.


Ovunque nell’Egeo

Ecco la tana

Del classico,

Ti ho scovato

Tu che sempre sei

Senza presenza,

Qui esisti

Dormi

Mangi

Ami,

Qui riposi

In pace,

Amen.


giovedì 8 gennaio 2009

L'INFINITO DI CAMPO IMPERATORE


Non ho mai creduto che il primo gennaio coincidesse con un rinnovamento reale degli avvenimenti, degli animi, delle prospettive. Come molti, ma non troppi, mi faccio scivolare il San Silvestro come un'improrogabile data, una scadenza da attraversare con paziente noncuranza; forse non ho ancora l'età per gioire delle tradizioni in quanto tali, quel ripetersi rassicurante di festività, ferie pagate o no. Come molti, ma non troppi, mi sento estranea e quasi costretta ad una finta espressione di pacata serenità, quasi a non voler costringere gli altri ad assumersi carico del mio punto di vista.
Il mio vero primo dell'anno mi ha accolto il 4 gennaio, mi è esploso davanti in un bianco limpido, freddo, nuovo: a Campo Imperatore, sul Gran Sasso.
Se vogliamo trovare una palingenesi, un primo giorno da cui ricominciare, ricaricandoci di forza potenziale, beh, quest'inizio dev'essere bianco, bianco come le vesti dei seguaci del candomblè brasiliano: il Brasile, terra dei colori, è assolutamente bianco l'ultimo giorno dell'anno! Aspettano così la dea del mare Iemanjà.
Sopra a tutto, sulla vetta, sotto un mare bianco di nuvole, al di là del mondo quotidiano, lì ho incontrato Iemanjà, lì ho sentito che era tempo di ricominciare, ancora una volta, il cerchio delle cose concrete, il gioco mondano che ci è dato di vivere con queste due braccia e un cuore solo e che senza passare attraverso tutto quel bianco, non avrebbe avuto senso.