giovedì 8 gennaio 2009

L'INFINITO DI CAMPO IMPERATORE


Non ho mai creduto che il primo gennaio coincidesse con un rinnovamento reale degli avvenimenti, degli animi, delle prospettive. Come molti, ma non troppi, mi faccio scivolare il San Silvestro come un'improrogabile data, una scadenza da attraversare con paziente noncuranza; forse non ho ancora l'età per gioire delle tradizioni in quanto tali, quel ripetersi rassicurante di festività, ferie pagate o no. Come molti, ma non troppi, mi sento estranea e quasi costretta ad una finta espressione di pacata serenità, quasi a non voler costringere gli altri ad assumersi carico del mio punto di vista.
Il mio vero primo dell'anno mi ha accolto il 4 gennaio, mi è esploso davanti in un bianco limpido, freddo, nuovo: a Campo Imperatore, sul Gran Sasso.
Se vogliamo trovare una palingenesi, un primo giorno da cui ricominciare, ricaricandoci di forza potenziale, beh, quest'inizio dev'essere bianco, bianco come le vesti dei seguaci del candomblè brasiliano: il Brasile, terra dei colori, è assolutamente bianco l'ultimo giorno dell'anno! Aspettano così la dea del mare Iemanjà.
Sopra a tutto, sulla vetta, sotto un mare bianco di nuvole, al di là del mondo quotidiano, lì ho incontrato Iemanjà, lì ho sentito che era tempo di ricominciare, ancora una volta, il cerchio delle cose concrete, il gioco mondano che ci è dato di vivere con queste due braccia e un cuore solo e che senza passare attraverso tutto quel bianco, non avrebbe avuto senso.